MEMORIE IN VIAGGIO

Nell’ anno scolastico 2019/2020, l’ Ecomuseo ha predisposto il progetto didattico “Memorie in viaggio” a cui hanno aderito otto classi della Scuola Secondaria di Primo Grado di Fagagna. L’ idea, germogliata grazie alla sinergia con le insegnanti delle scuole, nasce dalla necessità di educare i ragazzi all’ accoglienza del “diverso”, aiutandoli a comprendere i grandi flussi migratori contemporanei, partendo da una semplice domanda “Perchè si emigra?”.

Non si vuole “soltanto” educare al diverso ma anche aiutare i giovani ad acquisire la consapevolezza che l’altro può essere portatore di conoscenza, di un vissuto che può arricchire.

Nel corso dell’anno scolastico 2019/ 2020 i ragazzi attraverso quattro interventi cercano di comprendere i diversi aspetti dell’argomento; partendo da una lezione frontale del dottor Elia Tomai, direttore del Museo della vita contadina “Cjase Cocèl”, hanno iniziato a comprendere le tre fasi dell’emigrazione fagagnese attraverso un inedito repertorio fotografico.  Si tratta infatti di una importante panoramica che comprende tre fasi: fino al 1870 ha visto l’emigrazione temporanea in Austria ed Ungheria “a fare mattoni” ed a partire dalla fine Ottocento, la seconda fase coincide con l’arrivo degli Agenti delle compagnie di Navigazione, la traversata verso l’ Argentina e  la fondazione della città di Resistencia. Tale città argentina ha il proprio anniversario il 2 febbraio, data che simboleggia l’arrivo dei primi emigrati dal Friuli. Nell’ultima fase dell’ emigrazione (quella dalla fine del Novecento sino ai giorni nostri) si è assistito all’ arrivo a Fagagna di quasi 500 nuovi abitanti risultano emigrati da diversi Paesi soprattutto dell’ Europa dell’ Est.  

Dai dati A. I. R. E. (Anagrafe degli Italiani Residenti all’ Estero) emerge che su una popolazione fagagnese di 6.169 abitanti, quasi il 16% risulta residente all’ estero; sono molti i giovani di seguire un “emigrazione intellettuale” verso altri Paesi.

Nel secondo incontro, alcuni emigrati fagagnesi particolarmente emozionati hanno raccontato il loro essere italiani in “terra straniera”; i pregiudizi, il duro lavoro ed i sacrifici per riuscire a costruire un futuro migliore. In molti casi hanno segnalato che la scelta del ritorno in Patria è stata definita per amore della famiglia e che la loro esperienza nei mestieri manuali era diventata molto richiesta nel Paese ospitante.

La penultima tappa del progetto, prevede un approccio al territorio: in corrispondenza del bivio che porta a Villaverde è presente un cippo a segnalare il punto di incontro dei bambini che partivano verso la Germania a lavorare nelle fornaci. Cosa può voler dire per giovane d’oggi, pensare di partire a sei anni verso una terra sconosciuta, lontano dai propri cari a lavorare nelle fornaci per diverse ore al giorno?

Nelle classi, grazie al coordinamento delle insegnanti, i ragazzi stanno compiendo una ricerca importante: oltre a raccogliere documenti e fotografie, intervistano familiari e conoscenti per scoprire le loro storie di emigrazione ed emigrazione. “Fondamentale per l’Ecomuseo - come ricorda la presidente Monica Pinzano- è creare insieme a questi ragazzi una piccola pubblicazione   tematica dove viene raccolto tutto il materiale collezionato nel corso del progetto".